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Arnaldo Zambardi - Teatro

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“CERCANDO IL PADRE”


Commedia in due tempi

Una scena

 

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Il palcoscenico è semibuio, le voci provengono dai fuori campo. Tre personaggi: il padre, il figlio e la madre in silenzio e lentamente transitano sulla scena. Un quarto personaggio, simbolo di un’entità superiore, sta fermo sul lato destro ma in modo che si distingua nettamente. Padre, figlio e madre escono lentamente da una porta laterale; il quarto personaggio esce per ultimo, mentre la scena pian piano si illumina e accasciata su di una poltrona si vede Luisa, mentre Elio, suo figlio, sta seduto di fronte ad un computer e in procinto di scrivere.
I quattro personaggi si vedono e transitano nella semioscurità per tutto il tempo che si odono le voci fuori campo; devono uscire lentamente e contemporaneamente alle voci.

- Prima voce: il padre: Dov'è mio figlio? Eccolo. Ha venti anni, chioma folta, voce ferma, pronuncia parole d'amore, è forte, sicuro di sé... no, è un bambino, ancora barcolla, ha riccioli biondi, inciampa, cade. Sua madre lo aiuta ad alzarsi.
- Seconda voce: la madre - Ti sei fatto male, figlio? (Si piega per aiutarlo a sollevarsi) Alzati, vieni, ti condurrò per mano. Dove vuoi andare? io ti sarò accanto, ti soccorrerò nel pericolo, ti indicherò la strada...
- Terza voce: il figlio: Non temere, madre, non cerco il volto che non esiste. Non c'è pena su questa terra se ciascuno cerca dentro di sé il proprio futuro. Tu mi hai generato con gioia, stai accompagnando il mio cammino, mi hai donato il tuo coraggio ed io non ho bisogno di altro. La tua forza è penetrata dentro di me, mi ha reso generoso, capace di amare. Il tuo sorriso mi aiuterà ad affrontare la vita, a superare gli ostacoli.
- Quarta ed ultima voce, l’Entità Superiore: Gli uomini sono stati creati dall’amore, l’amore infinito che non conosce ostacoli né distinzioni di sangue. Tutti gli esseri umani sono figli, partoriti da un’unica madre, la divina natura che assegna a ciascuna donna e a ciascun uomo il dono del concepimento. Il tuo parto, madre, è il frutto del tuo amore per l’uomo che ti ha amato, il tuo amore per la donna, padre, è la tua rigenerazione in ogni uomo. Sorridi, figlio, guarda tuo padre nel volto di ciascun vivente. L’amore universale è il sentimento puro che appaga la tua sete; non cercare un volto, ma riconosci in ogni uomo il tuo padre universale.

 

LUISA –Non ricomincerai a scrivere, spero. Sto aspettando
Angelica. Ha telefonato, diceva che deve portarmi dei documenti da firmare… sempre per la questione dello stabile di Via Poerio… sarà un pretesto per entrare in confidenza anche con me… per diventare di casa… ma io non mi farò imbrogliare da una civettuola come quella…

ELIO –(offeso e arrabbiato) Ma come ti permetti… che discorsi son questi.. tratti quella ragazza come fosse una sgualdrina. Quali motivi hai, quali prove… non ti permetto di usare un tale linguaggio. Angelica è una ragazza per bene, onesta e intelligente ed io la stimo… ho trovato in lei tutto quel che manca ad Armanda……

LUISA –E cosa manca ad Armanda, cos’ha di speciale Angelica. A me quella ragazza ha dato soltanto impressioni negative: è intrigante, affettata, interessata… tu ne sei soltanto infatuato, ma sono convinto che ti passerà.

ELIO –(sempre più stizzito) Ma perché ti intrometti, sono soltanto affari miei… e del resto sono abbastanza grande per prendere delle decisioni che appartengono soltanto a me, non ti pare?

LUISA –Sono tua madre, avrò pure qualche diritto… e poi con le mie esperienze sento il dovere di manifestarti il mio parere… so troppo bene cosa può succedere in queste faccende e tu invece sei ancora un ragazzo… ingenuo per certi aspetti… sarai un buon giornalista, ma in queste faccende lasciati guidare… tante cose possono accadere… e quella ragazza non mi ispira alcuna fiducia… la sento falsa, calcolatrice, probabilmente pensa più al tuo patrimonio che al tuo cuore…

ELIO –Assurdo! Come puoi dire certe cose; la tua è cattiveria, malevolenza del tutto ingiustificata… e poi per quali reali motivi vuoi per forza che io mantenga un rapporto con Armanda che ormai sento lontana… quasi un fastidio.

LUISA – Perché ne ho passate troppe e conosco troppo bene di cosa sono capaci gli uomini…

ELIO –Ecco, ci risiamo… come al solito hai le tue fisime e rigetti le tue disavventure su tutte le persone per le quali non provi simpatia… non sai essere obiettiva… sei tu che ti sei infatuata di Armanda e stai coltivando un’antipatia per Angelica… ma non ti pare che spetta a me prendere le decisioni in questa faccenda… quel che è successo a te, in fondo non mi riguarda e non può pesare su ciò che io intendo fare… almeno mi avessi confidato questi tuoi segreti… invece tieni tutto dentro di te, senza mai rendermi partecipe e poi pretendi di impormi la tua visione del mondo… io non amo più Armanda, devi capirlo una volta per sempre, forse non l’ho mai amata e comincio a rendermi conto che l’ho frequentata soltanto perché tu me l’hai subdolamente imposta con le lodi che hai sempre tessuto intorno a lei ed ora questo rapporto mi provoca soltanto disagio…

LUISA -Sciocchezze! Ci sei stato a tuo agio per tre anni

ELIO -No, è inutile che tu insista, protrarrei un inganno che mi imbarazza.

LUISA -Quante sciocchezze fa dire l'egoismo.

ELIO -Non posso più continuare, non è più possibile.

LUISA -(Piuttosto risentita) Santo cielo, dici queste cose come si trattasse di cambiare un vestito, ma è assurdo! Come puoi dimenticare d'improvviso ciò che tu stesso per tre anni hai desiderato… Eh già, ricordo benissimo quanto trasporto ponevi nel corteggiarla... hai persino pianto per lei. Povera Armanda, se sapesse.

ELIO -Se ne sarà già accorta, ormai.

LUISA -Ma come! Le hai fatto capire? hai già rotto? Ma sei proprio pazzo! E pretendi di essere un moralista. Bella roba! Un bellimbusto sei, ecco… Non riesco a crederci. Ma perché , poi? che ti ha fatto? C'è un'altra donna? Ehi, di', non ti sarai messo con quell'Angelica, no, vero... ah, dunque è così, ti sei messo con quella sgualdrina.

ELIO -Non hai diritto di parlare in questo modo, è ingiusto.

LUISA -(Con una certa dolcezza) Vieni qui caro, ascoltami, tu hai bisogno di riflettere, di svegliarti un poco, si, di svegliarti, di vedere le cose sotto una vera luce... sono certa che non continuerai…

ELIO -Dovresti smetterla tu, invece, non ti pare?

LUISA -(Dopo una lunga pausa) Ma dimmi, Armanda sa di questa tua decisione? di quest'Angelica?

ELIO -No, credo di no, non le ho detto nulla di Angelica, ma le ho parlato di noi, le ho fatto capire.

LUISA -Oh, allora! Allora sa anche di Angelica; ci vuole così poco per una donna capire quando il suo uomo pensa ad un'altra. (Pausa) Non riesco a con vincermi di tutto questo, Elio. Ho brutti presentimenti... sento che un mondo sta crollando intorno a me... povera Armanda.

ELIO -Mi dimenticherà presto.

LUISA -Non è giusto, fai sentire in colpa anche me.

ELIO -Ma perché! Armanda non può rimproverarmi nulla.

LUISA -Nulla? E ti sembrano nulla tre anni di una vita andati in fumo?

ELIO -Incontrerà un altro uomo.

LUISA -Non è così semplice, Elio. Io ne so qualcosa,; per questo sento di essere anch'io responsabile. (Parlando quasi a se stessa) Aumenta il peso sulla coscienza… ma come evitarlo?..

ELIO -(Anche Elio parlando quasi a se stesso) Non riesco a capire, non vedo il motivo di tanta apprensione. (Con un altro tono) Parli di coscienza, responsabilità… ma perché, in fin dei conti non sono il primo ad interrompere un fidanzamento.

LUISA -Lo so, ed è appunto per questo che ho paura, Elio. Ho la mia esperienza, e tu sei abbastanza grande per renderti conto di certe conseguenze.

ELIO -Ma …

LUISA -Eh si, non è mica un gioco. Quante cose possono accadere, Elio, quante cose possono succedere per un atto inconsulto. Certo, un uomo fa presto, è tutto facile per lui, ma per una donna? Non sempre una donna riesce ad uscire illesa… se ne porta il peso per tutta la vita.

ELIO –Ma… ma io non ti rimprovero nulla, non ti ho mai rimproverato nulla… so che non hai colpa ... forse neppure lui aveva colpa, forse sono state le circostanze, e per questo spero ancora che egli torni. Naturalmente per te; a me in fin dei con ti non interessa gran che.

LUISA -(Interrompendolo) Non è di questo argomento che voglio parlarti, Elio. In una donna si crea un trauma, subentra la disperazione…

ELIO -(Quasi dimenticando la madre) Sono certo che non ti ha dimenticato, ci deve essere stata qualcosa di superiore alla sua volontà, altrimenti ti avrebbe cercato. Tu stessa hai sempre detto che fu tutto così rapido, così improvviso.

LUISA -Tu non puoi capire.

ELIO -Ma si che capisco, si. (Pausa') Certo, se tu mi avessi permesso di cercarlo, ora forse egli sarebbe qui e tu non ti crucceresti tanto.

LUISA -(Ancora parlando a se stessa) Non puoi capire, non puoi capire...

ELIO -(Anche lui tra se stesso) Sei stata sempre così evasiva, hai cercato sempre di evitare questo di scorso… Non è poi la fine del mondo? (Pausa) Avremmo potuto tentare… forse è ancora possibile, si potrebbe provare…

LUISA -Capire... fosse così semplice…

ELIO -Se tu non mi spieghi… in realtà non hai mai voluto che io capissi. Forse è il tuo orgoglio o
forse non l’amavi abbastanza. (Pausa, poi con fervore) Mamma vuoi che lo cerchi? che provi? Basta che tu mi racconti di lui, che mi dica qualcosa, chi era, cosa faceva, dove viveva... Possiamo ancora sperare, forse egli stesso ci sta cercando...

LUISA -No Elio, non è di tuo padre che voglio parlarti, ma di Armanda.

ELIO -(Deciso) Non riuscirò mai a capire questo tuo atteggiamento, mai. E' assurdo. Per di più ora pretendi die io continui una relazione che non ha più alcun interesse per me.

LUISA -(Molto apprensiva) Ma…

ELIO -E' assurdo, è tutto assurdo.

LUISA -Ma perché?

ELIO -No, non puoi pretendere nulla da me; non sono colpevole e non puoi volere che io sacrifichi i miei sentimenti in omaggio alle tue fisime.

LUISA -Non sono fisime, Armanda ti ha creduto, tre anni non si possono cancellare con un colpo di spugna.

ELIO -Non ci sono soltanto io a questo mondo e d'al tra parte non posso impormi di amarla.

LUISA -E te ne accorgi dopo tre anni?

ELIO -(Nervosamente) sì, sì, sono tre anni, ma io non l'amo più e non posso sposarla per dovere.

LUISA -Si, è vero, è vero, tuttavia io non riesco a sopportarlo… e poi Armanda è così sensibile… non potrà resistere, commetterà qualche sciocchezza come… (con tristezza) si può restare soli? se tu sapessi come è triste la solitudine di una donna!

ELIO -Sono tutte fisime, non commetterà nessuna sciocchezza, ne sono certo. Del resto non posso continuare una relazione per timore che lei commetta una sciocchezza, non puoi chiedermi questo.

LUISA -Sì, è vero, non posso chiederti, non ho alcun diritto. Oh mio Dio, com'è dura la mia espiazione.

ELIO -La tua espiazione, le tue colpe... ma cosa significano questi eterni ritornelli… Ogni volta che discutiamo tiri fuori queste tue ipotetiche colpe. Parliamone una buona volta o mi spingerai ad indagare per conto mio. Sembra che tu debba espiare chissà quale peccato e in ogni cosa vedi il riflesso di questa tua terribile colpa. E" assurdo, è un'ossessione. Non sei tu la prima ragazza madre… e poi te l'ho detto mille volte; a me non importa nulla, capisci?

LUISA -Hai ragione, hai ragione…

ELIO -Tuttavia ho il diritto di sapere, è un’assurda pretesa quella di evitare ogni volta questo discorso, è assurdo che tu mi nasconda la verità, qualunque essa sia. Sono anni che sopporto, che soffoco dentro di me un sacrosanto diritto, un desiderio, e tu non fai altro che rendermi tutto più difficile con il tuo ostinato silenzio, con le tue imposizioni…

LUISA -Ma quando mai ho preteso qualcosa da te, Elio!

ELIO -Quando mai hai preteso qualcosa? Già, cosa hai preteso... mi hai reso ricco, mi hai dato una casa, vivo nell'agiatezza... cos 'altro potevo volere da te, cos’altro...

LUISA -Ma Elio…

ELIO -(incalzando)... la libertà nei miei affetti? la libertà delle mie opinioni? No! Sai tu chi e cosa può rendermi felice…

LUISA -Non capisco, non capisco, tanto male ti ho fatto?

ELIO -Il desiderio di conoscere mio padre? Desiderio assurdo, incomprensibile... ho la ricchezza, tutto ciò che può desiderare un uomo, cosa vado fantasticando su certe ipotetiche nostalgie... E' ora di chiarire, invece, ora basta, non ti permetterò più di coartare la mia vita, di entrare nei miei affari privati... non so se veramente mi sta a cuore Angelica, forse amo ancora Armanda, forse è tutto un equivoco, ma è certo che tu mi complichi soltanto le cose... ora però basta, ora dobbiamo giocare a carte scoperte, chiarire ogni cosa, parlare apertamente, senza più sotterfugi. Dovrai dirmi tutto, ho il diritto di sapere... chi è Frank Gaspar, per esempio, cos'è questa storia del divorzio...

LUISA -(Con una voce alterata non appena Elio ha pronunciato il nome di Frank Gaspar) No, no, basta, basta! Come hai potuto, come! Per tutta la vita ho pregato perché non sapessi.(pianto soffocato ) Come, come hai saputo, perché, perché... lo facevo per il tuo bene, per evitarti un dolore, perché volevo espiare soltanto io... perché, perché! Non dovevi sapere, non dovevi sapere.

ELIO -Devo, devo, non posso più tormentarmi.

LUISA -Come farò ora? Non tutto si può sapere, non tutto si deve sapere. Ci sono cose che devono restare nel fondo della coscienza di chi ha colpa. Tu non dovevi sapere, per il tuo bene, per la tua pace. Perché hai voluto riaprire questa ferita. Per tutta la vita ho pregato perché fossi io sola ad espiare il mio peccato, per tutta la vita ho vissuto di ansie, di incubi, di tormenti, sopportando, soffrendo, pagando giorno per giorno il mio peccato purché tu non sapessi. Ed ora, così, improvvisamente tu fai crollare tutto questo mondo di speranze, la sola cosa che mi rimanesse. Quante volte ho chiesto a Dio di porre fine al mio tormento, quante volte ho invocato la morte...la morte! Ora neppure tu soffriresti tanto (Pausa)
Devi essere forte Elio. Io non voglio discolparmi, riconosco in pieno le mie colpe, non pretendo neppure che tu mi comprenda, che mi perdoni, ma devi essere forte, Elio, devi superare...avevo diciotto anni, ero felice, amavo un uomo, nessun dubbio mi preoccupava. Ci saremmo dovuti sposare entro quell'anno. Con la nonna pensavamo già ai preparativi, tutto era bello, meraviglioso ed io ero felice, molto felice, poi, improvvisamente, nel giro di poche settimane finì tutto... i miei sogni, le mie illusioni caddero di colpo. Quell'uomo mi abbandonò, diceva che era stato un errore, che si era accorto di non amarmi... proprio come tu ora stai facendo con Armanda, capisci? Cosa avrei dovuto fare? Cosa potevo fare? Tentai di farmi riamare, provai, ma non servì a nulla, mi abbandonò, non lo vidi più. Mi tormentavo, soffrivo e la nonna si preoccupava, cercava di consolarmi, di farmi dimenticare e alla fine credette opportuno mandarmi in America presso lo zio Carlo, perché dimenticassi, perché mi distraessi, perché incontrassi un altro uomo e lo sposassi, alla fine. (Musica stridente, ma appena percettibile) Quanto sarebbe stato meglio se non fossi mai andata laggiù. Non è un rimprovero alla nonna, lei lo faceva per il mio bene. Laggiù conobbi Frank Gaspar e lo sposai.

ELIO -Allora Frank Gaspar è mio padre!

LUISA -(Con voce soffocata) No, Elio, non è tuo padre.

ELIO -Ma allora, allora è vero, tu lo tradisti.

LUISA -No, Elio, non è come tu stai pensando, proprio no… Frank… Frank non poteva avere figli… non poteva, capisci? Pure ne desiderava uno, lo desiderava ardentemente… e allora mi indusse, capisci? Mi indusse con insistenza. Era diventato un incubo, era impossibile vivere più a lungo accanto a lui... o abbandonarlo o condividere il suo progetto.

ELIO -Che progetto?!

 

LUISA -Perché non mi fulminasti, mio Dio? perché? Egli insisteva, insisteva, diceva che non se ne sarebbe mai pentito... (Luisa ormai piange sommessamente) Lo seguii in quella misteriosa clinica... quei medici... quei visi! Oh Elio perché anche tu devi soffrire, perché anche a te devo confessare quell'orribile notte! Non posso... perché mi chiedi... tuo padre sarà stato un angelo... poteva essere un angelo... ma dove, dove possiamo cercarlo? (Parlando ormai a se stessa) Quelle infermiere, quella sala... sarà stato un angelo, ma dove cercarlo... Dopo che Frank Gaspar mi lasciò, provai, tornai nella clinica con te in grembo, chiesi, insistetti, ma loro stessi non potevano dirmi... Frank Gaspar aveva preteso un'inseminazione anonima... sarà stato un angelo, ma dove cercarlo? (Musica dolce) Sarà stato un angelo... ma dove cercarlo? dove?

(Fine della recitazione; dopo una breve pausa si ode la voce fuori campo)

 

Voce del padre - La luce illumini i tuoi occhi, figlio, i suoi raggi ti guidino. Appaia la gioia sul tuo volto, nessun rammarico ti tormenti, la tua vita sia piena. Io non ho potuto darti il crisma che rende forte; un destino crudele si è impossessato del mio spirito, mi ha allontanato da te indicandomi sentieri sconosciuti. Ma ora il tuo sorriso rassicura il mio cuore; vai altero per tua madre che ti ha generato con gioia e ti ha dato anche il mio amore. Nessuna pena accompagni il tuo cammino, la forza di tua madre ti sostenga e i tuoi passi siano leggeri, ti conducano ad una meta piena e colma di doni.

“LA MISTURA”

Commedia in due tempi

Una scena

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Osso . (è solo) Devo accendere la luce, quasi non ci si vede più… (In quel momento entra Pieveloce) Ah, eccoti di ritorno. Che hai fatto, c'hai una faccia!

Pieveloce . La mistura l'hai inventata? C'ho le ossa rotte...è stata una giornataccia con l'umidità che c'è in giro.

Osso . Potevi tornare prima. Te l'ho detto tante volte che quando sei stanca o ti fanno male le ossa, devi tornare a casa.

Pieveloce . Già, fosse dipeso da me. Ma tu questa mistura quando la inventi?

Osso . E mica è una cosa semplice, ci vuole tempo, devo studiare bene le polveri, mescolarle nel modo giusto, se faccio un minimo sbaglio, per esempio metto un po' più di polvere di un tipo, devo rifare tutto da capo, mica è uno scherzetto.

Pieveloce . Beh! Studi tutto il santo giorno, non fai altro.

Osso . Non devo fare altro, te l'ho detto mille volte, tu invece mi stai sempre a rimproverare. Io devo solo pensare e fare gli esperimenti. Servono pure a te, a anche a quello scemo di tuo figlio John. Se io non faccio gli esperimenti la tua gamba ti farà sempre più male e quello scemo diventa sempre più scemo. Tu non ci tieni a che io inventi la mistura per mettere a posto il tuo equilibrio e quello di John? Volete restare così per tutta la vita? Ieri sera ho notato che c'ero quasi riuscito. Quando ho fatto bere la mistura al nostro pappagallo per un po' ha capito tutto, però dopo qualche minuto si è messo di nuovo a fare il pappagallo e a ripetere le solite cose: squasch, squasch...poo...poo

Pieveloce . E prima cosa ha fatto? Nel primo minuto cosa ha detto?

Osso : Ha risposto bene. Io gli ho chiesto: chi sono io? e lui ha detto: Osso, Osso.

Pieveloce . Ma così lo dice sempre, che c'è di nuovo?!

Osso . Mi ha guardato negli occhi e poi mi ha risposto anche a un'altra domanda.

Pieveloce . Che domanda?

Osso . Gli ho chiesto se voleva l'acqua e lui ha detto: acqua, acqua, acqua; l'ha detto per tre volte di seguito e mi guardava.

Pieveloce . Davvero? ma allora capisce!

Osso . Solo per un po', poi ricomincia a fare il pappagallo e non risponde più alle domande, segno che la mistura non è ancora perfetta.

Pieveloce . Ma cosa c'hai messo ieri sera, le solite cose?

Osso . Ci ho aggiunto un po' di polvere di merluzzo secco in più. Sono le dosi che non riesco a combinare con esattezza, ma le sostanze sono quelle giuste. Polvere di merluzzo secco per le proprietà del mare, polvere di passero macinato per le proprietà dell'aria e polvere di ortica secca per le proprietà della terra. Se riesco a combinare la dose giusta, la mistura è bella che fatta. Mi devo comprare il bilancino da farmacista per pesare le dosi. Ci vogliono le quantità giuste, altrimenti la mistura non viene mai perfetta. La polvere di merluzzo secco deve essere in quantità una volta e mezzo quella della polvere di ortica, perché il mare è una volta e mezzo più grande della terra, poi bisogna calcolare la quantità dell'acqua dolce, quella dei laghi e quella dei fiumi che fanno aumentare la dose in quantità proporzionale all'acqua dolce esistente nel raggio di cento chilometri; l'acqua che sta più lontano non influisce. Però è molto difficile fare il calcolo, bisogna sperimentare tante volte finché si trovano le dosi necessarie.

Pieveloce . E la polvere di passero secco?

Osso . Quella è più difficile perché deve essere esattamente tre volte e mezzo di più della polvere di ortica. Infatti il cielo è esattamente tre volte e mezzo più grande della terra, perciò non si deve sbagliare.

Pieveloce . Speriamo che fai presto a trovare le dosi giuste; mi sento tutta rotta.

Osso . E chi ti impedisce do lavorare di meno?

Pieveloce . Già! Campiamo con le tue misture!

 

Osso. Lo sai che è venuto a trovarmi Provolone.

Pieveloce. Provolone?! Ma se è morto!

Osso . E' venuto a trovarmi stamattina coperto da un lenzuolo per non farsi riconoscere, ma io l'ho riconosciuto ugualmente.

Pieveloce . Ma che dici! Te lo sei sognato...era un fantasma.

Osso . Non lo so, so soltanto che c'ho parlato e lui mi ha ricordato la Rossa. Poi sono venuti pure Carretta e Pistafango, tutti e tre coperti da un lenzuolo azzurro.

Pieveloce . Erano fantasmi e tu te li sei sognati. Sono morti tutti e tre e i morti non tornano davvero.

Osso . Sarà come dici tu, ma a me sembravano proprio veri e Provolone m'ha promesso di fare un miracolo per farmi scoprire la mistura. Però gli ho dovuto assicurare che se mi farà scoprire la mistura mi riprendo la Rossa.

Pieveloce . Ti riprendi la Rossa! Brutto magnaccia che non sei altro. Saresti capace di farmi una cosa simile dopo che sono due anni che sto sgobbando per te? Allora vattene subito, non ti ci voglio più qui, mascalzone!

Osso . Buona, buona,; ma che hai capito. Ho detto che mi riprendo la Rossa, ma mica ho detto che mi ci rimetto. La teniamo qui a fare i servizi. A me quella come donna non mi ha mai detto niente, ma come serva… anzi no, come colf, se no oggi, lo sai, si offendono… come colf può star bene a tutti e due. Qui non si mangia mai un po' di verdura fresca; le facciamo fare l'orto dietro la baracca e ci facciamo pure le galline e i conigli.

Pieveloce . Queste cose le dovresti fare tu che non fai nient'altro.

Osso . Ci risiamo! Ti pare che uno scienziato si può mettere a fare l'orto?

Pieveloce . La vorrei pure io un po' di verdura fresca… che male ci sarebbe se tu facessi un bell'orto dietro la baracca? C'è tanta terra… stasera faccio pasta e fagioli, è da stamattina che ci penso. Che ci vuole con i fagioli in scatola?

Osso . E se io non la volessi? se io volessi gli spaghetti?

Pieveloce . E io faccio tutte e due le cose, basta che ti stai zitto. Su, Osso, non essere cattivo. Io ho voglia di pasta e fagioli. Vale a dire che per te faccio gli spaghetti, non ci vuole niente. Però qualche volta dobbiamo andare al ristorante, mica è detto che dobbiamo soltanto lavorare… ce lo possiamo permettere..

Osso. E con quali soldi, io non c'ho una lira.

Pieveloce. Ce l'ho io i soldi… mica siamo poveracci.

Osso . Ah! tu c'hai i soldi? E quanto c'hai? Perché non me lo dici?

Pieveloce . Ce n'ho, ce n'ho abbastanza… c'ho cinquanta milioni……

Osso . Cinquanta milioni?!

Pieveloce . Li ho risparmiati... li ho messi da parte un po' alla volta.

Osso . C'hai cinquanta milioni?! e non m'hai detto mai niente! E dove ce l'hai?!

Pieveloce . (si avvicina ad Osso e lo prende alla vita) Ce l'ho in banca, ne ho anche di più, Osso...e sono anche tuoi se li vuoi. Basta che mi prometti di non lasciarmi mai...

Osso . (ancora incredulo) E quanto c'hai, insomma, si può sapere?

Pieveloce . (un po' titubante, con una punta di mistero) Ce n'ho più di cento, forse centocinquanta...tutti i miei risparmi di questi due anni, da quando ho avuto l'incidente...dovevo pensare al futuro, a mio figlio John, a quando sarò vecchia e non potrò più lavorare....ma sono anche tuoi, Osso, basta che non mi lasci mai. Però un po' mi servono per darli a Rosetta… sai, li vuole per tenersi John…

Osso . (sempre incredulo) E vuole cinquanta milioni per tenersi quello scemo? sono troppi...

Pieveloce . Tanti ne vuole per prendersi John... glieli do, Osso, del resto sei proprio tu che non vuoi tra i piedi il mio povero John…

Osso . E' una strozzina! Cinquanta milioni! Io non li ho mai visti in vita mia cinquanta milioni...

Pieveloce . Vieni, Osso, andiamo a letto. Sono così stanca, non mi reggo più in piedi… non preoccuparti, i soldi non ci mancheranno mai… se tu stai sempre con me vedrai… ne abbiamo altri cento e poi ne farò ancora altri. Ho cambiato posto, Osso, adesso lavoro all'angolo di Via Quattro Fontane. Lì c'è più passaggio di persone e la gente si ferma. Solo ieri ho fatto duecentoventotto mila lire, va bene, no?

Osso . Ogni giorno è così?

Pieveloce . Non sempre, a volte meno, ma a volte anche di più...dipende dai giorni. Un sabato ho incassato quattrocento mila lire. Quando avrò fatto trecento milioni non lavorerò più... sai Osso, mi piacerebbe comprare una casetta, andarci a vivere con te. Con duecento milioni a Lunghezza si può comprare un appartamentino di due camere e cucina, più il bagno, naturalmente. Non ti piacerebbe anche a te? E poi l'avvocato mi ha detto che tra poco l'assicurazione mi pagherà... mi ha detto che mi daranno centocinquanta milioni per la gamba rotta... siamo ricchi, no?

Osso . (è sbalordito e guarda Pieveloce con stupore ben rimarcato) Altri centocinquanta milioni?! Allora praticamente è già come se tu ce n'avessi duecentocinquanta... porcaccia miseria, io sto sognando... al massimo io ho visto centomila lire!

Pieveloce . Ci compreremo una bella casetta...ci pensa tutto l'avvocato, ne abbiamo già parlato. Lui viene da me per farmi firmare le carte...me lo comprerà lui l'appartamento e poi mi farà avere anche la pensione d'invalidità...

Osso . (sempre meravigliato e incredulo) C'hai tutte queste cose e non m'hai mai detto niente... io credevo che tu fossi una poveraccia come me...invece sei miliardaria...

Pieveloce . (alquanto conpiaciuta) Non esagerare, Osso; caso mai milionaria, ma che sono due trecento milioni oggi?

Osso . Che sono?! E chi ce l'ha, giusto Agnelli e quell'altro, come si chiama, Berlussone, quello della televisione, insomma.

Pieveloce . Berlusconi, Osso, adesso sei ignorante tu. Non conosci Berlusconi, lo conoscono tutti. (gli si avvicina dimostrando soddisfazione) Quelli sì che sono miliardari! Che sono i nostri trecento milioni?

Osso . (sempre meravigliato) Trecento?! Adesso sono aumentati?

Pieveloce . Beh, con gli arretrati della pensione ci arriveremo senz'altro. L'avvocato mi ha detto che prenderò circa cento milioni di arretrati. Sono due anni che mi porto dietro questa gamba rotta.

Osso . Io divento scemo! Trecento milioni!

Pieveloce. Sai, 0sso, vorrei comprare un televisore nuovo, a colori. Quello che abbiamo si vede così male! E poi lo voglio a colori. A quest'ora potremmo vedere un bel film...

Osso . La partita, voglio vedere.

Pieveloce . Anche la partita, certo, ma un bel film a colori, ce l'ho proprio qui. Prima, quando stavo con Gambalesta, ce l'avevamo il televisore a colori.

Osso . E chi è adesso Gambalesta?!

Pieveloce . La mia amica, quella che batteva con me prima dell'incidente...c'avevamo un appartamentino al Quarticciolo e c'avevamo anche il televisore a colori, poi...

Osso . (molto incuriosito e sospettoso) Poi? Dimmi tutto, no?

Pieveloce . (dimostrando tristezza) Poi, poi! Che ti sto a raccontare? E' meglio non ricordarle certe cose.

Osso . No, voglio sapere tutto...tu mi dici le cose col contagocce; dimmi tutto, no!

Pieveloce . (sempre con tristezza) L'hanno ammazzata, Gambalesta...

Osso . Ammazzata!

Pieveloce . Una sera, anzi no, una notte...tornai alle tre di notte quella volta, feci piano piano, mi levai pure le scarpe per non far rumore e non svegliarla. Andai al bagno, mi lavai un po', poi, sempre in punta di piedi mi avvicinai al letto che stava accanto a quello di Gambalesta. Detti uno sguardo per rassicurarmi che dormisse e allora mi accorsi di tutto. La povera Marcella, così si chiamava veramente, stava tutta nuda di sbieco sul letto con un pugnale ancora infilato dentro una mammella e il sangue aveva riempito il letto...detti un grido che svegliò tutta la palazzina, scappai fuori, sul pianerottolo, chiamai con tutta la mia voce e poco dopo il nostro appartamento si riempì di gente. Io non ebbi il coraggio di rivedere Marcella con quel pugnale infilato nel seno. Venne la polizia, mi fecero un sacco di domande, ma non si è mai saputo cosa fosse accaduto quella notte.

Osso . Uno stronzo l'avrà ammazzata. Chi poteva essere? Uno di quelli che ce l'hanno con le puttane, come li chiamano...

Pieveloce . Maniaci, maniaci sessuali...ma come è potuto entrare nel nostro appartamento? Noi lì non ci portavamo mai nessuno. Io e Marcella eravamo d'accordo su questo punto...qualcuno che ci spiava, disse la polizia. E mi fecero subito sgombrare da quella casa, ed è da allora che non ho più trovato pace. Sospettarono Orecchino, ma non era stato lui.

Osso . E chi è quest'altro? Il magnaccia?

Pieveloce . Proprio così; Orecchino era il fidanzato di Gambalesta, si volevano un sacco di bene...avevano deciso di sposarsi, poi...

Osso . Poi l'hanno arrestato quello?

Pieveloce . Quello chi? Ah, Orecchino? L'hanno tenuto dentro più di un mese, poi l'hanno dovuto liberare. Poveraccio! Non c'entrava niente.

Osso . E a te chi ti proteggeva? Sempre Orecchino?

Pieveloce . A me? Indirettamente, sì, ma poi non c'ho voluto più niente a che fare. Lui voleva, voleva mettersi con me, ma io non volli, anche per rispetto a Gambalesta che era gelosissima... e poi speravo che tornasse Giulio...

Osso . Bono quello! Sicuramente era meglio Orecchino, almeno faceva il magnaccia perché era magnaccia.

Pieveloce . No, Giulio era un signore...

Osso . Lo vedi che tu ancora gli vuoi bene? Porcaccia miseria, io me ne vado. Ma che devo stare con una che pensa a un altro...a un signore...

Pieveloce . Ma chi ci pensa! Sono passati vent'anni...capita di ricordare, no, mica significa che uno gli vuole bene...ma mi fa piacere che sei geloso, significa che mi ami.

Osso . Io voglio bene solo a Osso...che mi metto a fare le smancerie?

Pieveloce . (accostandosi di più a Osso che la asseconda) Sì, Osso, è giusto, tu c'hai ben altro da pensare.

Osso . Appunto! E qui stiamo a perdere tempo con queste frescacce...Domani devo sperimentare la nuova mistura e forse è la volta buona...fammi riposare se no c'ho il cervello annebbiato...e poi c'ho un sonno che mi si chiudono gli occhi....

Pieveloce . Sì, Osso, dormi, è la volta buona...

 

(Pieveloce esce e poco dopo Osso reclina il capo addormentandosi. Subito dopo da una radio si sente un colloquio tra Osso, che è in scena ma dorme, e Provolone di cui si sente soltanto la voce.

 

 

Voce di Provolone . Eccomi di nuovo qui, Osso. Però mica possiamo parlare se russi.

Osso . (senza più russare ma ancora addormentato) Sei tu, Provolone?

Provolone . Non lo vedi?

Osso . (sempre immobile e dormiente) Veramente no, dove stai?

Provolone . Lascia perdere, piuttosto dimmi perché hai lasciato la Rossa e ti sei messo con questa storpia?

Osso . Oh, che fai offendi?

Provolone . Per di più c'ha pure un figlio scemo.

Osso . Beh, questo è vero, però Pieveloce è una santa. Ieri per colpa tua ho dovuto litigare con lei… lo sai che è gelosa della Rossa

Provolone . Approfitta di te perché sei buono… la Rossa è più brava e tu non lo vuoi capire.

Osso . Sarà brava però a me mi piace di più Pieveloce...lavora, porta i soldi a casa e mi fa fare il signore. Tu lo sai che io non c'ho il tempo per lavorare. Devo concentrarmi sulla mistura e Pieveloce non mi fa mancare niente.

Provolone . Con questa mistura! Sono dieci anni che ci lavori e ancora non riesci a scoprire niente...ma che perdi tempo a fare? Ma torniamo alla Rossa. Tu non puoi abbandonarla così; quando stavo morendo mi hai promesso che la tenevi con te, ora che fai? il traditore?

Osso . Ma quella s'è già consolata con un altro, che ci pensi a fare.....

Provolone . Ci penso perché gliel'ho promesso...e poi con quell'altro non si trova bene...è solo un magnaccia, sta sempre ubriaco e la riempie di botte...Te la devi prendere tu, se no, una notte di queste ti vengo a cavare gli occhi...

Osso . Bell'amico! Vuoi farmi perdere tempo appresso a quella quando sai che c'ho ben altro da fare...

Provolone . Lascia perdere la mistura, non c'è nessuna mistura, perdi soltanto tempo. Invece dovresti dedicarti alla Rossa che tutte le notti mi chiama. Io le ho promesso che l'avresti tenuta con te e adesso mi stai facendo passare per bugiardo.

Osso . Non posso, devo dedicarmi alla mistura.

Provolone . Ti ho detto che non c'è nessuna mistura, perdi soltanto tempo. Lo sai che gli altri amici ti prendono in giro? Dicono che sei un fissato e la sera al bar del Muraglione non fanno altro che parlare di te, delle tue fisime, di questa tua mania...

Osso . Mania? Vedrete tutti quello che farò quando avrò perfezionato la mia mistura.

Provolone . Che farai?

Osso . Guarirò tutti i pazzi.

Provolone . I pazzi?

Osso . Certo, restituirò l'equilibrio a tutti i pazzi, e poi guarirò anche i malati di cancro e quelli che c'hanno l'Aids e gli infartuati e nessuno più sentirà dolore alle ossa e alla schiena.

Provolone . Così levi pure il lavoro ai dottori, agli infermieri...

Osso . E beh? che non vi sta bene?

Provolone . Certo che mi sta bene, soltanto che tutte queste cose sono tue fantasie. Lo sai che dicono gli altri amici che stanno con me tra le nuvole?

Osso . Che dicono?

Provolone . Dicono che stai diventando sempre più scemo.

Osso . E chi lo dice? E tu glielo permetti?

Provolone . Io ti difendo, però anch'io c'ho molti dubbi. Mi pare anche a me che tu te ne stai andando un po' di testa.

Osso . Chi sono quelli che sparlano di me? dimmelo.

Provolone . Beh, lo sai, si dice il peccato ma non il peccatore...mica posso fare la spia.

Osso . Me lo devi dire se sei un amico.

Provolone . Te lo dirò se mi prometti che prenderai con te la Rossa.

Osso . Ma non posso, c'è Pieveloce e poi devo dedicarmi alla mistura. La Rossa non mi farebbe combinare niente, mi toccherebbe lavorare e allora addio mistura.

Provolone . Lavorerà anche la Rossa e ti porterà i soldi a casa.

Osso . Sì, quella! Ma se dorme sempre!

Provolone . Lavorerà, io le farò venire la voglia di lavorare.

Osso . Tu?! E come fai se sei morto.

Provolone . I morti hanno poteri che voi vivi non conoscete; noi possiamo fare i miracoli. Ti credi che solo i santi fanno i miracoli? Li facciamo anche noi, solo che voi non lo sapete e dite sempre che sono i santi.

Osso . Beh, allora fa il miracolo di farmi inventare la mistura....

Provolone . Quello è un miracolo che non posso fare perché la mistura che dici tu non esiste e non può esistere.

Osso . Tu sei uno scemo. La mistura non esiste perché ancora non l'ho inventata, ma quando l'inventerò esisterà, parola di Osso.

Provolone . Sei testardo, eh! Ci posso mettere una mano per aiutarti, però non ti prometto nulla di sicuro. Ci proverò. Però tu mi devi promettere una cosa.

Osso . Dimmi, Provolone.

Provolone . Mi devi promettere che ti prendi la Rossa.

Osso . Ci risiamo con la Rossa...beh, sai che ti dico? Se mi aiuti a inventare la mistura, me la prendo, prima, però, proprio no.

Provolone . Me lo devi giurare.

Osso . Sei un malfidato; t'ho detto che dopo me la prendo e allora me la prendo, no. Che ti devo giurare?

Provolone . Me lo devi giurare incrociando le dita e dicendo la nostra formula magica.

Osso . (con voce allegra) Te la ricordi, eh! Scometto che la dite anche dove stai ora.

Provolone . Certo che la diciamo; la diciamo sempre con Carretta e Pistafango. E la diciamo specialmente quando dobbiamo aiutare qualcuno dei nostri che si trova in difficoltà. Avanti dilla assieme a me.

Osso e Provolone . (assieme con una caratteristica cadenza recitativa) Lippe lippe senza scarpe/con la pancia floscia e fiacca/se poi fai un bel colpaccio/lippe lippe a piene braccia.

 

OSSO. (Sempre addormentato)E' sempre bella la nostra canzone, eh!

 

 

RIENTRA PIEVELOCE

Pieveloce . (Ricomparendo si rivolge a Osso che ha il capo reclino.) Che provolone, a quest'ora vuoi il provolone.

Osso . (Svegliandosi a sua volta) Stava qui, se n'è andato evidentemente...

Pieveloce . Ma chi se n'è andato, stai sognando? (lo scuote) Ehi, non c'è nessun Provolone...

Osso . Si, c'era, e mi ha parlato anche di Gambalesta.

Pieveloce . Gambalesta?! Ma che ce l'hai coi morti!

Osso . Ti dico che Provolone è venuto qui e mi ha detto un sacco di cose; stava proprio qui, davanti ai miei occhi.

Pieveloce . Ti ha parlato di Gsmbalesta? E che ti ha detto?

Osso. Mi ha detto che è una bugiarda, un'invidiosa… e imbrogliava anche te…

Pieveloce . E' lui un bugiardo, Gambalesta a me mi voleva bene… E tu sei proprio scemo a credergli! Poi dici che è scemo mio figlio John!

Osso . Ma tu sei proprio sicura che Gambalesta ti voleva bene? Era veramente un'amica? Perché, sai, Provolone mi ha detto certe cose… Pieveloce . E che ti ha detto?

Osso . Beh, poi ti spiego. Adesso però dimmi: tu ti fidavi di Gambalesta? non ti ha mai dato fregature?

Pieveloce . Fregature?! Beh, non mi pare, o forse qualche volta, sì...sai, quando si fa lo stesso mestiere e nello stesso posto, qualche litigata ci scapppa...e poi era un po' gelosa per via di Orecchino...se quello mi sorrideva un po', subito lei s'insospettiva. Figurati! io c'avevo Giulio, che m'importava di Orecchino? Lui, in effetti qualche volta ci provava, specialmente quando veniva e mi trovava sola, ma io non gli ho mai dato retta, figurati era pure brutto. Però di fregature vere e proprie non me ne ha mai date Gambalesta. Se ci penso...una volta, mi mancarono dei soldi, ora che mi ricordo, ma non ero sicura neppure io...forse me ne ero dimenticata, oppure li avevo spesi e non me ne ricordavo...no, non mi pare che Gambalesta mi desse fregature.

Osso . Allora tu dici che non devo credere a Provolone, ma a Gambalesta?

Pieveloce . Dar retta? E di che? Ma Osso, stiamo parlando di due che sono morti.

Osso . Saranno morti, però poco fa Provolone stava qui e mi ha detto cosa ci manca alla mistura per essere perfetta.

Pieveloce . E che ci manca?

Osso . Latte di toro... devo impastare le mie polveri con latte di toro, è questo quello che manca.

Pieveloce . Dormiamo, Osso, tu stai ancora sognando... dormiamo, sono già le due e ci siamo messi a letto così tardi. Abbiamo dormito soltanto un'oretta e tu neppure un'oretta se hai dovuto parlare di Gambalesta con Provolone. Se non dormi, poi davvero la mistura non la inventi mai. Non hai sempre detto che devi essere ben riposato per lavorare?

Osso . Questo è vero, ma sto pensando a quei due...dicono cose contrarie e io a chi devo credere? Che m'importa, io faccio tutte e due le cose, poi si vedrà.

Pieveloce . La testa ti fa male?

Osso . La testa? Ah, la botta di quello scemo di John! (si tocca la testa) E' una stupidaggine. Però mi rode che uno scemo come quello si è permesso di darmi una bottigliata. Guai a te se lo fai venire un'altra volta qui, me ne vado e non torno più, mai più.

Pieveloce . Piantala, Osso. Vuoi mettere l'acqua per la pasta? non farmi alzare con questa gamba.

Osso . E muoviti tu; ti stai ingrassando come una botte, non te ne accorgi?

Pieveloce . Per forza, a star sempre seduta per terra! Però i soldi a casa li porto io. Tu dormi soltanto, e alla fine devo anche cucinare. Che campi a fare tu? solo per dormire e rimescolare quelle polveracce? Ma io ti taglio i viveri se non ti muovi.

Osso . Io non dormo, penso, e prima o dopo scoprirò la mia mistura. Adesso lasciami in pace; lo sai che devo pensare e concentrarmi. Domani mattina devo fare un altro esperimento e devo avere la mente fresca, perciò lasciami in pace.

Pieveloce . Hài, hài, povera mia gamba. Lui pensa, pensa...se non ci fossi io qui moriresti di fame, e poi c'è John, c'è Stereo...devono mangiare anche loro.

Osso . La vuoi smettere? Non hai nessun rispetto per chi sta pensando; te ne freghi. E' colpa tua se io ancora non ho scoperto la mistura. Tutti contro di me, proprio nessun rispetto. (si alza e va verso un tavolo sul quale vi sono vari recipienti: bottigliette, barattoli ecc. ) Devo aver messo troppa polvere di ortica, porcaccia miseria. Dove sta il barattolo? Non la vuoi smettere di toccare la roba sul mio tavolo, accidenti a te, un giorno o l'altro me ne vado e mi costruirò un'altra baracca. Io c'ho proprio bisogno di un laboratorio vero e proprio.

Pieveloce . A parlare fai presto, mangia a ufo. Piuttosto va a vedere cosa è successo nel serbatoio dell'acqua, ne viene appena un filo; non sarà mica finita.

Osso . Vuoi stare zitta, porcaccia miseria? Non mi lasci concentrare e le idee mi si confondono. Ecco, ho messo di nuovo troppa polvere di ortica. Al diavolo tutto! Devo ricominciare da capo. (torna alla sua poltrona, poi tossisce in maniera sonora, ripetutamente)

Pieveloce . Tra poco vomiti le budella. E senti che puzzo qua dentro! Ma che ci metti dentro quei barattoli, la roba dei cani? Va a vedere l'acqua, t'ho detto, se no stasera non si mangia.

Osso . Non combinerò mai niente di buono se non me ne vado da questa casa. (Esce dalla baracca)

Pieveloce . ( Parlando tra se stessa) Che buono a nulla, quasi quasi lo lascerei io; con quella sua mistura mi ha proprio stufata… perché ci sto assieme? Mi sembra proprio matto… mica posso vivere sempre con uno che è matto e non fa mai niente…

Osso . (entrando ed emettendo un brivido di freddo) Fa un freddo cane… e tocca sempre a me fare le cose difficili… e poi così mi distraggo e la mistura non mi viene mai bene…

Pieveloce . Cosa era successo?

Osso . (rimettendosi seduto) S'era staccato il tubo.

Pieveloce . Ma nel serbatoio c'è l'acqua?

Osso . Per stasera c'è, domani però devo riempirlo di nuovo. (improvvisamente si ode un gran rumore di frenata e cozzo) Ci risiamo! Un altro incidente! Ci sarà scappato il morto anche questa volta.

Pieveloce . Sì, c'è il morto! Lo sento nella gamba. Quando sento un formicolio è segno che c'è scappato il morto.

Osso . E' perché tutta l'energia va nella gamba buona, perciò senti il formicolio.

Pieveloce . Non cominciare a dire di nuovo stupidaggini.

Osso . Le stupidaggini le dici tu; io sono uno scienziato e lo dimostrerò a tutto il mondo quando avrò scoperto la mia mistura. E' sempre una questione di distribuzione dell'energia che c'abbiamo dentro. Tu perché senti che c'è stato il morto? Perché la tua energia, mettendosi in movimento non si distribuisce in modo uguale: quella che doveva stare nella tua gamba rotta se n'è andata tutta nella tua gamba buona e così tu senti il formicolio.

Pieveloce . E quelli che c'hanno l'AIDS, come si spiega che c'hanno l'AIDS?

Osso . Semplice! Siccome sono tutti drogati succede che l'energia che dovrebbe stare nel coso...mi capisci, no? se ne va per conto proprio e allora si rompe l'equilibrio e prendono l'AIDS; oppure l'energia se ne va tutta nella mente che comincia a girare troppo velocemente e perciò non ragionano più. E siccome non va per niente nelle gambe e nelle braccia, allora cominciano anche a barcollare e a cammminare storti come quelli che sono ubriachi.

Pieveloce . Che cosa?

Osso . L'energia, no; ma non capisci mai.

Pieveloce . Ah, già! Senti la sirena? L'avevo detto io che c'era il morto!

Osso . Magari saranno pure due: hai sentito che botto? (il suono della sirena da continuo diventa intermittente)

Pieveloce . E' quasi pronto, che vuoi dopo gli spaghetti? Che male questa gamba, quasi me la taglierei.

Osso . Quando avrò inventato la mia mistura non ti farà male più.

Pieveloce . Allora è certo che me lo porterò dietro fino a quando muoio.

Osso . Che cosa?

Pieveloce . Il dolore alla gamba, che allora?

Osso . Ah! Non avevo capito. Se ne vanno. Senti l'autoambulanza? Mi sa che ci sono almeno due morti. L'altra volta ce ne furono tre, e di fatti il botto fu più forte...però anche gli incidenti dipendono dall'energia...

Pieveloce . Che c'entrano gli incidenti con l'energia?

Osso . C'entra, c'entra. Secondo te perché quelli che guidano vanno così veloci? e perché sono così spericolati? Hai visto l'altro giorno? Per poco non t'arrotavano un'altra volta. Significa che l'energia dentro il loro corpo non è equilibrata e se ne va tutta nelle mani che stanno sul volante e nei piedi che accelerano. Nella testa c'è energia a vuoto e così per tutto il corpo e allora non si accorgono delle altre macchine e non rallentano al momento giusto e allora patapunfete una sull'altra...

Pieveloce . Mi sembra che tu stai inventando tutto...certo, sono spericolati, ma dipende dal fatto che c'hanno sempre fretta e poi anche perché a correre ci prendono gusto, specialmente quelli che sono giovani...certo, però, che anche l'energia deve entrarci qualcosa, altrimenti perché non si rendono conto del pericolo e vanno a sbattere come se qualcuno li spingesse?

Osso . Mi fa piacere che cominci a capire qualche cosa. Io li ho studiati quelli che fanno gli incidenti. Strillano e smaniano, quando escono vivi, poi si calmano e subito dopo ricominciano a strillare. Sembrano pupazzi impazziti. Perché? Perché dentro di loro l'energia scappa da tutte le parti. Tu lo sai che dentro il corpo c'abbiamo le vene; sono tante, tantissime, lo sai, no? saranno almeno un migliaio, grosse e piccole...

Pieveloce . Di più, altro che mille, ce ne avremo almeno un miliardo.

Osso . Esagerata! E dove le metteresti un miliardo di vene!

Pieveloce . A me me l'ha detto l'infermiera quando stavo all'ospedale; ti dico che saranno almeno un miliardo.

Osso . Beh, può pure essere, tra grosse e piccole. Alcune sono grosse come quel budello dell'acqua...

Pieveloce . Adesso esageri tu.

Osso . Beh, uno fa un paragone, mica può dire tutto proprio preciso. Se non sono grosse proprio come quel budello, saranno grandi almeno come un cavetto dell'elettricità. Senti qui al collo. Se tasti se ne sente una che è proprio come un cavetto.

Pieveloce . Ignorante! Quello è un muscolo, mica è una vena.

Osso . Questa, stupida, che c'entra il muscolo; io dico questa, senti.

Pieveloce . (tastando sul collo di Osso) Ah, questa! Boh, mica mi convinci.

Osso . E poi n'abbiamo altre che sono piccolissime come un filo di cotone, ma dentro ci passa l'energia...

Pieveloce . Veramente io sapevo che ci passa il sangue.

Osso . Ma certo che ci passa il sangue, però ci passa pure l'energia. Il sangue dà la forza e l'energia dà l'intelligenza. Però se non c'è l'equilibrio l'uomo e anche la donna diventano scemi o pazzi. Tutto dipende da come funziona l'equilibrio dell'energia. Se funziona poco, uno può diventare un po' matto, come quelli che guidano senza rendersi conto del pericolo, se funziona proprio male, allora si diventa proprio matti, come quelli che stanno al manicomio.

Pieveloce . E il sangue allora?

Osso . Te l'ho detto; il sangue porta soltanto la forza, ma non c'entra niente con l'intelligenza. Uno può essere forte come Tyson...

Pieveloce . Chi?

Osso . Tyson, ignorante! Il pugile, no; ne parlano tutti, che non l'hai mai visto alla televisione, non ne hai mai sentito parlare?

Pieveloce . E da chi? io mica passo le ore a chiacchierare con gli amici come fai tu.

Osso . Chiacchieravo, adesso non c'ho più tempo da perdere. Però di Tyson ne parlano tutti, quello che se la faceva con la modella, l'attrice, che cavolo è quella...alla televisione si vede sempre...

Pieveloce . Ah, ho capito, quello che ha violentato la negra...

Osso . Eh, sì, violentata! Se quella non ci voleva stare, come faceva Tyson? mica è facile.

Pieveloce . Lo dici tu...e poi se quello è così forte come hai detto, che ci vuole...

Osso . Beh, comunque, anche se uno è forte come Tyson, poi magari non c'ha l'equilibrio...

Pieveloce . Eh, questo è vero...magari quel Bison non ce l'ha davvero l'equilibrio.

Osso . Tyson, cacchio, ma sei proprio ignorante! Allora se non c'hanno l'equilibrio, guidano male, rubano, s'ammalano, diventano scemi e fanno tutte le cose sbagliate. Prendi quelli che non ti vogliono dare i soldi per la gamba...

Pieveloce . (subito risentita) L'animaccia loro! La prossima volta che ci vado se ancora mi dicono che devo aspettare faccio la pazza. Sono passati già due anni e non m'hanno dato ancora una lira. Intanto sta gamba mi fa morire e c'ho questa cicatrice che mi fa sembrare una strega.

Osso . (alzandosi e andandole vicino) Amore mio, sei sempre la gattona mia. (le fa una carezza e le mette le braccia attorno alle spalle)

Pieveloce . Sì, perché porto i soldi a casa. Se non guadagnassi più vorrei vedere se fossi ancora la tua gattona.

Osso . Allora non mi credi?

Pieveloce . Ti crederei di più se andassi a lavorare pure tu. Io ho bisogno di riposarmi un poco, non ce la faccio più a star seduta per terra tutto il giorno...e quando mi voglio alzare devo farmi aiutare da qualcuno, mica mi posso alzare da sola con questa gamba.

Pieveloce . Dormiamo, Osso, domani mattina ne parliamo.

Osso . (già mezzo addormentato, le sue parole si capiscono ad intervalli) Che m'importa, io il latte di toro ce lo metto, poi se Provolone fa il miracolo, meglio...era pure carina quella Gambalesta, mi piaceva proprio...domani andrò a cercare un toro... devo mischiare il late di toro con l'ortica, la polvere di merluzzo e quella di passero secco… devo fare come una polentina… se poi Provolone fa il miracolo, tanto meglio... impastare a mezzanotte... e deve stare tre giorni al sole... anche quattro e poi la mistura è pronta… guarirà tutti i pazzi, tutti i drogati, tutti i… (russa mentre Pieveloce lo guarda e scuote la testa).

 

FINE

 

Letture al CAFE' NOTEGEN .
Interpreti: Paolo Codato, Giulia Perroni. 5/5/02